“Un piccolo uomo con grandi sogni”…comincia così il trailer cinematografico di “I fantastici viaggi di Gulliver” film commedia ispirato dal romanzo “I viaggi di Gulliver” scritto nel 1726 da Jonathan Swift.
“I viaggi di Gulliver” è un romanzo che coniuga fantasia e satira, scritto da Swift con lo pseudonimo Dr. Lemuel Gulliver.
Lemuel Gulliver medico di professione, si trova per colpa di diversi naufragi a scoprire terre inesplorate e popolazioni così diverse da noi da rendere i suoi viaggi interessanti. Ci introdurrà alla scoperta di individui giganteschi o piccolissimi, o di altri che sono persino dominati da animali sapienti, in un viaggio che è una stupenda metafora del mondo!
PRIMA PARTE – VIAGGIO A LILLIPUT
La prima parte è anche la più conosciuta del romanzo. Gulliver, dopo essere partito da Bristol il 4 maggio 1699 sulla nave Antilope verso i Mari del Sud, si ritrova naufrago e solo e, raggiunta una spiaggia dove stanco si addormenta, si risveglia prigioniero di una razza di uomini alti 15 centimetri, abitanti le isole di Lilliput e Blefuscu divise sino al fratricidio da un’annosa e irresolubile controversia sul modo più corretto di rompere le uova.
SECONDA PARTE – VIAGGIO A BROBDINGNAG
Nella secona parte un altro viaggio lo porta a Brobdingnag dove la scala di grandezza della popolazione è esattamente l’inverso che a Lilliput: gli uomini sono alti circa 22 metri.
Se nella prima parte il problema era la convivenza con esseri piccini, l’alimentazione e l’abbigliamento, oltre la gestione della propria fisicità, nelle terre dei giganti il problema diventa la sopravvivenza.
Gli abitanti sono dei veri giganti, come ce li sogniamo sulla nostra terra. In mezzo a loro Gulliver, che a Lilliput era “l’Uomo Montagna”, diventa a sua volta un lillipuziano, e per non essere schiacciato dagli immensi piedi di quegli esseri è costretto a farsi trasportare in una scatola gestita da Glumdalclic, “la mia balietta”, questo il significato del termine che Gulliver affibbia alla sua padroncina, la figlia del fattore che l’ha trovato, una bimbetta di 9 anni. “Devo soprattutto a lei se non lasciai la pelle in quel paese: mai ci separammo per tutto il tempo che vi rimasi”.
Comunque, a parte le difficoltà che gli derivano dalle dimensioni del suo corpo, l’ex dottore potrà godere di un piacevole soggiorno, circondato dall’attenzione della Corte Reale, e dalla considerazione dei dotti del paese, curiosi di sapere da lui in che modo si vive nella terra da cui proviene.
A tormentarlo con dispetti e soprusi sarà soprattutto il nano della Corte: “Avendo la più bassa statura che si fosse mai vista in quel paese, si ringalluzzì in tal modo al vedere un essere tanto più piccolo di lui, che prese a darsi certe arie altezzose da gradasso”.
Dopo più di due anni di permanenza in questo luogo, Gulliver fortuitamente rapito mentre riposa in riva al mare e sollevato dentro la sua scatola da un uccello, viene scaraventato in acqua e recuperato da una nave inglese e può far ritorno a casa.
TERZA PARTE – LAPUTA, BALNIBARBI, GLUBBDUBDRIB, LUGGNAGG E IL GIAPPONE
L’inquietudine spinge Gulliver a partire ancora e finisce nell’isola di Laputa, una terra volante che fluttua nell’aria.
“L’Isola Volante o Fluttuante (è questa la traduzione nella nostra lingua del nome Laputa) è perfettamente circolare, il suo diametro è di circa quattro miglia e mezzo…”, e poi Swift si dedica alla descrizione accurata di questa isola, dove, per fare un esempio, il sovrano è in grado di far piovere o no, a suo piacimento.
“Appena arrivato, mi vidi circondato da una gran folla… mi osservavano con tutti i segni di una profonda meraviglia, e io, a dire il vero, non ero da meno: perché mai fin allora avevo visto una razza di mortali così strana nell’aspetto, negli abiti e nei modi”.
Di peripezia in peripezia Gulliver ha occasione di conoscere gli abitanti dell’isola di Laputa, gente superintellettuale, al punto di aver bisogno di un apposito domestico, lo scacciapensieri, che riporti la loro attenzione alla vita di tutti i giorni, presi come sono da profonde elucubrazioni. E infatti, tra di loro il nostro autore, che pure non è l’ultimo degli schiocchi, gode da questo punto di vista di scarsissima considerazione.
Anche qui ha ha che fare con un re, anche se molto differente dai precedenti: “Sua Maestà non s’avvide minimamente di noi… era allora tutto sprofondato in un problema, e dovemmo attendere almeno un’ora prima che riuscisse a risolverlo”.
Anche qui deve imparare la lingua, ma particolarmente interessante è la sua visita all’Accademia di Laputa, dove gli accademici sono sprofondati nelle proprie ricerche, tutte molto singolari. L’Accademia di Lagado ha addirittura il progetto di abolire del tutto le parole.
Non essendo prigioniero Gulliver può continuare il suo viaggio, arrivando a Glubbdubdrib: “Ne è governatore il capo di una certa tribù composta tutta di maghi [...] si sposano tutti fra loro, e il più anziano ne è, di successione in successione, principe o governatore”.
Visita anche l’isola di Luggnagg, della quale però offre scarse notizie, se non che gestisce commerci col Giappone e dunque potrebbe trovarsi in Estremo Oriente. “I Luggnagghiani sono un popolo cortese e generoso e, sebbene non siano esenti da una sfumatura di orgoglio proprio degli Orientali, si mostrano tuttavia pieni di urbanità con gli stranieri, specialmente se questi sono ben visti a Corte”.
Al termine Gulliver fa vela per il Giappone, da lì torna ad Amsterdam con un vascello olandese, e dall’Olanda rientra a casa in Inghilterra.
QUINTA PARTE- HUYHNHNM
L’ultimo viaggio porta Gulliver nel mondo degli Huyhnhnms (probabilmente dalle parti dell’Oceano Indiano), i cavalli razionali e parlanti, esseri saggi che non conoscono il significato di parole come ‘vero’ e ‘falso’, non conoscono il concetto di guerra e di violenza.
“Si allontanano di qualche passo come se parlassero fra di loro, e camminano a fianco, in su e in giù, come persone che deliberino su qualche affare importante, ma volgendo spesso gli occhi verso di me, come per badar che non scappassi. Io ero sbalordito…”.
Huyhnhnm, nella loro lingua vuol dire ‘perfezione di natura’, e infatti questi cavalli sono dotati di innumerevoli virtù, e non conoscono cosa possa essere il male.
Sbarcato in questo paese Gulliver viene preso in consegna da uno dei cavalli spaienti e così ne parla: “La curiosità del mio padrone era così viva e impaziente, che egli dedicava molte delle sue ore libere a istruirmi. Era persuaso che io fossi uno Yahu, ma lo stupivano la mia capacità di imparare…”.
Unico difetto delle loro terre, infatti, è la presenza di esseri brutali che camminano su due gambe invece che su quattro: gli Yahoos (o Yahu), del tutto simili agli esseri umani per cui Gulliver nutre una repulsione profonda. Una volta tornato a casa, seppur felice di reincontrare sua moglie e i suoi figli, non riesce a sopportare l’odore della razza umana e va a vivere per sempre nella stalla dei cavalli.
Martina